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Manuale dello scrittore

Dare vita con le parole a emozioni e sensazioni: un sogno condiviso da molti, ma tutt'altro che semplice da realizzare. Già, perché scrivere non sembra poi tanto difficile, ma farsi leggere è ben altra cosa. Cambiare prospettiva, quindi, può essere un buon punto di partenza per chi si accinge a elaborare un romanzo o un racconto: non tanto chiedersi come scrivere, ma come farsi leggere. Questo significa sia scrivere qualcosa che sia interessante nel contenuto e accattivante nella forma, sia trovare gli strumenti giusti per arrivare al pubblico.
Chiariamo subito che non si può insegnare a -scrivere-, ma a -scrivere meglio- sì. La scrittura è un'alchimia di talento e tecnica, e, se manca il primo, è inutile apprendere la seconda. Ma se il talento c'è, se si ha la fortuna di possedere il dono incantato dell'affabulazione, allora migliorare la propria tecnica di scrittura è indispensabile per arrivare al lettore. Una volta realizzata l'opera, poi, bisogna superare l'ultimo scoglio: pubblicarla. E non è facile. Neanche per uno scritto artisticamente valido. Le case editrici sono sommerse di lavori che chiedono la pubblicazione e in tanto marasma non è facile farsi notare: l'autopromozione può diventare allora un'arma vincente.
In questa rubrica vogliamo offrire un'importante servigio: dare agli aspiranti scrittori le -dritte- indispensabili per mettere a frutto il proprio talento. È questo il punto di partenza di qualsiasi opera d'arte. D'altra parte l'esperienza insegna che esistono scritti con spunti interessanti che però non riescono ad emergere per imperizia dell'autore che, pur possedendo un certo talento, difetta di tecnica. È a questa categoria di autori che si rivolgono i nostri consigli.

Un'emozione, una suggestione, il desiderio di raccontare qualcosa che ci ha particolarmente colpito: è da questi spunti che nasce un romanzo. È poi la nostra fantasia ad arricchire la vicenda che si intende narrare. Come però abbiamo già avuto modo di sottolineare, la fantasia va sempre accompagnata dalla tecnica: il romanzo va -costruito-, il meccanismo narrativo va curato nei minimi particolari.
Partendo dall'idea iniziale, bisogna innanzitutto creare uno scheletro: fornire al romanzo una struttura interna, attorno alla quale si faranno poi ruotare tutte le altre componenti. Si passa poi all'intelaiatura della trama, cioè la narrazione di tutto ciò che succede nel romanzo. In questa fase è bene utilizzare una scrittura piana, limitando i dettagli ed evitando l'eccesso di informazioni.
L'incipit deve essere folgorante, in modo da instaurare da subito un buon rapporto con il lettore. Un inizio noioso, problematico o evanescente finirebbe con l'allontanare il lettore: il segreto allora è affascinarlo con un inizio accattivante, intrigante e poi sforzarsi di tenerlo inchiodato al testo quel tanto che non gli permetterà più di abbandonarlo.
Un'attenzione particolare andrà riservata ai personaggi: è attorno a loro che ruota un romanzo e per rimanere impressi dovranno avere una loro forte caratterizzazione personale. Non bisogna sforzarsi di creare personaggi perfetti; anzi, il nostro consiglio è di renderli -umani-, colorando i buoni di qualche neo e dotando i cattivi di qualche sentimento positivo. In questo modo per il lettore sarà più facile il processo di identificazione.
Per dare sostanza ai personaggi è necessario costruire dialoghi incisivi e realistici: è attraverso le parole pronunciate dagli stessi personaggi che viene fuori il loro modo di essere. Attraverso i dialoghi, quindi, si verifica la -tenuta- del personaggio.
A questo punto il grosso del lavoro è fatto: incipit, trama, personaggi, dialoghi e stile sono stati controllati. Bisogna solo pensare alla chiusa: e il finale è importante tanto quanto l'incipit. Di finali ce ne possono essere tantissimi; l'unico consiglio è cercare di non essere scontati. È la chiusa che lascia il sapore del libro, e in base alle sensazioni che si trasmettono il lettore deciderà se accordare fiducia allo scrittore e leggerne anche il secondo romanzo (oppure buttarlo nel dimenticatoio).

Il talento dello scrittore consiste nel riuscire a trasmettere emozioni e sensazioni attraverso le parole. Per questo, nella prima stesura dell'opera è giusto procedere a -briglia sciolta-, dando libero sfogo alla fantasia. La fase della creazione deve essere divertente e deve soddisfare il -piacere di scrivere-. Ma una volta giunti alla fine, placata la propria brama di narrare, lo scrittore dovrà cominciare a -lavorare- sulla sua opera. Che si abbia l'abitudine di scrivere di getto inventando la trama in corso d'opera, o che si rifletta a lungo sull'impostazione di ogni singolo capitolo, la regola è sempre la stessa: la prima stesura non può essere definitiva. Rileggere il romanzo, possibilmente a freddo, dopo averlo lasciato decantare un po' di tempo: questo è il segreto per ottenere un buon risultato. L'obiettivo è guardare la propria opera con occhio distaccato, in modo da ravvisarne imperfezioni e incongruenze per poi procedere impietosamente se vogliamo arrivare a scrivere un bel romanzo. Una buona opera di revisione deve sempre portare a una concreta riduzione. Tagliamo le ridondanze, le riflessioni filosofiche, le intromissioni, gli incisi, le frasi tra parentesi e le considerazioni troppo personali. Un altro canone da considerare è quello di imparare a fidarsi del lettore. Quest'ultimo va sì condotto per mano e accompagnato nella narrazione, ma non lo dobbiamo imboccare; non è uno stupido. Facciamogli capire le cose, mostriamogli la via, ma non abusiamo della sua pazienza con ridondanze inutili e futili spiegazioni. Partiamo dal presupposto che chi ci legge sa. E quello che non sa, lo intuisce. Questa è la fiducia che gli dobbiamo concedere. In ogni caso una revisione efficace, che vada cioè al di là di un semplice controllo ortografico e grammaticale, può avvenire solo se torniamo all'opera dopo averla fatta decantare. Dunque aspettiamo. Non c'è nessuna fretta e il lavoro di seconda stesura sarà lungo e penoso. Stampiamo l'opera e leggiamola come non fosse la nostra: caliamoci nella parte di un estraneo che ci legge mentre aspetta il treno o prima di andare a dormire e sottolineiamo tutto quello che non ci torna. Poi mettiamo mano al lavoro di revisione, tecnica vera e propria: un'estenuante e noiosa -caccia all'errore-, un puntiglioso controllo sulla coerenza di ogni singolo particolare, un impietoso taglio di tutto quello che è ridondante, inutile, superfluo. La seconda stesura forse sarà lunga la metà della prima, ma potrebbe volerci anche il doppio del tempo per portarla a termine. Ne varrà la pena: solo se perseveriamo potremo portare l'opera a compimento.
Lasciamo passare altro tempo e poi rileggiamola tutta d'un fiato, senza penna, senza matita e privi di ogni tipo di riserva mentale o di preoccupazione. Come un lettore.

Ce l'abbiamo fatta: il nostro lavoro è stato letto e riletto. L'abbiamo revisionato con attenzione, magari ci siamo affidati anche a un editor o almeno abbiamo chiesto il consiglio spassionato d'un amico particolarmente critico. È passato del tempo e dopo aver riletto il nostro scritto, per quanto può valere un giudizio sicuramente non obiettivo, ci sembra davvero che sia pronto per la pubblicazione. E allora, bando alle timidezze: osiamo. Se avevamo qualcosa d'interessante da dire e siamo riusciti a farlo in modo godibile è giusto mettere la nostra creatura a disposizione degli altri. Sarà dura, non c'è da farsi illusioni. Se scrivere è stato faticoso e riscrivere penoso, ci accorgeremo presto che far pubblicare la propria opera è la parte più impegnativa del mestiere di scrittore. Gli editori sono quotidianamente sommersi di manoscritti e in tale caos è difficile farsi notare. Direzionare oculatamente le nostre scelte, inviando l'opera solo alle case editrici che, a giudicare dal catalogo, potrebbero essere interessate, può aiutarci a ridurre le spese di spedizione legate a un invio -a pioggia-: è alquanto improbabile che un editore che si occupa di manualistica tecnica sarà interessato a un romanzo d'introspezione psicoanalitica, anche se a scriverlo fosse Svevo in persona. Ma farsi pubblicare è ben altro che è evitare l'ennesima lettera di rifiuto. È utile accompagnare il manoscritto con una lettera di presentazione e una sintesi particolareggiata dell'opera. Ma neanche questo basta. Ne I racconti del cuscino di Greenaway, la protagonista decide di inviare la propria collana di racconti a un editore con tendenze omosessuali su un inconsueto supporto scrittorio: il corpo di uomini bellissimi. Non vi consiglieremo di arrivare a tanto. Ma sicuramente dare un'adeguata veste grafica al proprio lavoro è un suggerimento da cogliere. Per questo Grafica Elettronica e la Collana Autorinediti offrono agli autori emergenti un servizio che va dall'impaginazione alla revisione all'attribuzione del codice ISBN. Presentare un -prodotto finito- è sicuramente un biglietto da visita interessante: se non altro è molto probabile che il nostro libro sarà letto in casa editrice e, se vale, pubblicato.

Abbiamo da poco letto un interessante vademecum per aspiranti scrittori, Il libro dello scrittore edito da Gremese, e ne abbiamo tratto alcuni consigli sparsi che potranno essere di grande utilità.
  • Leggere è la cosa più importante che un esordiente possa fare per rendere i suoi scritti originali e pubblicabili.
  • Scrivere per il piacere o per il bisogno di scrivere, non necessariamente per essere pubblicati.
  • Leggere molto, mandare in giro i romanzi solo dopo un'accurata revisione e una scrupolosa opera di rifinitura. Quindi lavorare tanto. Evitare le scorciatoie, raccontare ciò che si conosce bene, come meglio si può.
  • Conoscere le dinamiche del mondo dell'editoria può aiutare a muoversi più consapevolmente chi sceglie d'intraprendere un viaggio editoriale.
  • Un autore esordiente, prima di muovere qualunque passo di confronto pubblico, dovrebbe lavorare con attenzione e cura a ciò che sta creando, mantenendo un profilo di consapevolezza e la voglia di migliorarsi sempre. Accogliere poi le valutazioni altrui con lucidità e modestia, cercando di cogliere ciò che è utile per crescere, senza esaltarsi o di contro scoraggiarsi troppo.
  • Non arrendersi di fronte agli inevitabili rifiuti.
  • Limare attentamente la propria opera, con un editing ferreo che la privi di ingenuità o prolissità.
  • Creda in quello che fa, non consideri la sua opera come mero strumento per il successo della sua persona. Sia fiero ma senza vanità e presunzione.
  • L'umiltà, la voglia di mettersi in gioco e di migliorarsi. Essere autore è qualcosa di più che scrivere: affinare la tecnica e ricercare uno stile è fondamentale. Ai giorni nostri, così frettolosi, la comunicatività e la capacità di sintesi sono fondamentali.
Leggere, leggere, fortissimamente leggere. Questa sembra essere la base per diventare un vero scrittore. Ma cosa leggere?
  • Ogni lettura, ascolto o visione è consigliabile se accende in chi legge una scintilla improvvisa, una specie di scoperta. La propria formazione si migliora in due sensi, secondo noi: lasciandosi attraversare dalle opere altrui che più ci colpiscono e continuando a produrre a nostra volta.
  • Leggere e rileggere i propri autori preferiti, fino a impararne a memoria interi brani, per impadronirsi delle sue tecniche di scrittura.
  • Opere diverse, libri che mostrino come gli scrittori lavorano con il dialogo, con i personaggi, con lo sviluppo della storia, e dovrebbe cercare di analizzarne i meccanismi.